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ESERCIZI DI CONVERSAZIONE. GLI ORIZZONTI DI MATTEI. GLI ORIZZONTI DI MATTEI



 

l.Com'è la periferia settentrionale di Napoli?

2. Che mestiere aveva imparato a fare Gennaro?

3. Quali qualità possedeva Gennaro? In che modo s'impossessò del mestiere?

4. Come aveva fatto carriera Gennaro? Era onesto?

5.Com'era la famiglia di Gennaro? Che sentimenti nutrivano i figli verso il padre? Era un vero affetto?

6. Era felice Gennaro? Che cosa intendeva per felicità?

7. La colpa era solo di Gennaro se nessuno nella sua famiglia era felice?                

8. Come erano gli avvocati presenti al capezzale di Gennaro?

9. Come è caratterizzato il dottore, famoso cardiologo chiamato a visitare il malato?

10. Pensate che il comportamento dei protagonisti della storia raccontata è legato alla loro professione?

11.Che cosa influisce alla formazione di un uomo? Perché i protagonisti della storia sono come sono?

GLI ORIZZONTI DI MATTEI

 

Fate da interprete

D. Я бы хотел, чтобы Вы мне рассказали о восстановлении итальянской промышленности после Второй мировой войны, о роли Энрико Маттеи в этот период.

R. Enrico Mattei, già comandante partigiano, era stato geniale imprenditore e insidioso corruttore della vita pubblica della giovane Repubblica italiana. Nei quindici vorticosi anni che lo hanno visto agire come protagonista di primo piano sulla scena politica italiana, lui era riuscito a fare molto prima di perdere la vita in un incidente aereo, le cui origini non sono mai state del tutto chiarite.

D. Что же ему удалось сделать за эти пятнадцать лет?

R. Con la sua morte - oggi lo possiamo dire - si chiudeva un ciclo della ricostruzione economica italiana: non solo perché ormai tutti i pilastri erano stati eretti per sostenere quello che già si chiamava il «boom» dell'industria e dei consumi ma perché, nello stesso tempo, trovava un nuovo assestamento un lungo periodo di turbolenza politica. Finiva il dopoguerra; nel bene ma anche nel male. Non si trovavano quasi più macerie nei centri delle città ma cominciavano anche a impallidire le grandi tensioni ideali, si ridimensionavano i progetti di riforma, perdevano forza gli slanci verso prospettive generali di riscatto e di giustizia. Gli anni Cinquanta erano stati terribili, ma anche percorsi da una vitalità modale e da una passione civile che avevano trovato espressione in forti personalità. E Mattei senza alcun dubbio era stato una di queste.

D. Кто же такой был Энрико Маттеи?                    

R. Il fondatore dell'Eni era stato un uomo dell'industria privata. Veniva dalla gavetta. A Pesaro, dove era nato, aveva comin­ciato giovanissimo a guadagnarsi la vita come fattorino in un'azienda conciaria. Fece strada alla svelta. A 30 anni a Milano, era il 1936, fondò una piccola società di prodotti chimici destinata all'industria conciaria e tessile. Non riuscì a portarla molto avanti: erano anni difficili ma soprattutto arrivò presto la guerra. Quando fu tempo, Mattei si uni alle formazioni della Resistenza, arrivò a far parte del Comando del movimento nell'Italia settentrionale. Esiste di lui una foto celebre, mentre nella piazza del Duomo di Milano tiene un comizio nei giorni della liberazione circondato da sventolanti bandiere tricolore. Cattolico e democristiano, nel primo periodo del postfascismo ebbe l'incarico di commissario generale dell'Agip, un'azienda statale, che aveva l'incarico soprattutto di occuparsi di partecipazioni minerarie.

D. Ho ведь, насколько мне известно, речь шла о ликвидации этого гос. предприятия, считавшегося нерентабельным?

R. Il compito di Mattei è quello di liquidare. Ma fortuna, abilità, intelligenza imprenditoriale vogliono invece che nel giro di pochi mesi, nel 1946, i tecnici della società arrivino a dar ragione a quanti ritenevano il sottosuolo italiano meno povero -di idrocarburi di quanto non si ritenesse. Mattei scopre i primi giacimenti e si ritrova così tra le mani non un ferro vecchio ma una società che, in embrione, può costituire il nucleo promotore di un'attività di approvvigionamento energetico. L'Agip può essere una leva della rinascita industriale se si mette in grado di fornire energia a prezzi ragionevoli e con garanzia di continuità a un'economia che vuole uscire rapidamente da una condizione di sottosviluppo e portarsi all'altezza di quella dei paesi più avanzati. Ma chi potrà fare questo lavoro? Si dovrà ancora ubbidire alle prime disposizioni e liquidare la società attribuendo questo compito agli imprenditori privati o non sarà meglio invece cambiare rotta?                       

Enrico Mattei cambia rotta. È lui che vuole l'Agip pubblica, che intuisce le straordinarie potenzialità di un'industria di Stato, capace non solo di scavare pozzi di gas nella Valle Padana, ma di usare gli strumenti di una politica di cooperazione internazionale, in un mondo in ràpidissima trasformazione, per trovare le vie dello sfruttamento minerario in ogni parte  del globo. È una bella intuizione, ma serve anche parecchio coraggio per sostenerla.       

D. Что же собой представляла промышленность Италии в пятидесятые годы?

R. L'Italia degli anni Cinquanta è il campo di azione di un'impren­ditoria privata gretta, che non sa gettare lo sguardo al di là del proprio naso. E il quadro internazionale non è migliore: pochi grandi gruppi che tengono ben salde le mani sulle risorse dell'intero pianeta cercano di contrapporre al colonialismo politico e militare, entrato in una fase di irreversibile declino, la logica di un imperialismo che; non riconosce alcuna indipendenza economica. Manovrare una grande impresa pubblica districandosi tra il fondo melmoso della politica italiana, che stenta a liberarsi dalle pratiche corporative e autoritarie dei precedenti decenni, e una scena mondiale sulla quale ci si presenta come pericolosi outsìders e in effetti un'impresa da pionieri.

Mattei questa impresa la tenta. La sua idea più lungimirante, quella al cui fascino è ancora oggi difficile sottrarsi, ma anche quella che molto probabilmente lo ha portato alla morte, è nell'impostazione che vuole dare ai rapporti con i paesi del Terzo mondo. A metà degli anni Cinquanta l'offerta che l'Eni andava facendo in giro per il mondo ai paesi provvisti di petrolio di uno sfruttamento alla pari delle loro risorse aveva qualcosa di rivoluzionario. È ancora di più la proposta che il contributo della nazione economicamente più forte non si limitasse appunto alla concessione di una adeguata partecipazione, ma arrivasse a prospettare la possibilità di un trasferimento di tecnologie. Era l'idea di un cìrcuito di scambi, oltre la logica del colonialismo economico, che sarebbe riemersa ostinatamente anche nei decenni successivi, negli anni 70, all'esplosione della prima crisi petrolifera, e poi ancora, sempre grandemente suggestiva, per le promesse di sviluppo concomitante ed equilibrato e sempre regolarmente tradita dagli insaziabili appetiti delle classi dominanti occidentali e dei loro satelliti.

D. Когда же состоялось официальное создание ЭНИ?

R. L'Eni di Mattei, che era intanto stato ufficialmente istituito nel'53, su questa strada mosse alcuni passi. I legami che così vennero istituiti con alcuni paesi dell'area africana, ma anche asiatica, con la Cina e con l'Urss, costituiscono ancora oggi la base non solo di collaborazioni economiche ma anche di positive relazioni politiche.

Ma quando l'aereo di Mattei cadde, furono in molti a tirare un sospiro di sollievo. C'erano quelli che lo accusavano di avere creato ai propri fini un autentico sistema di potere capace di mettere in riga ministri e primi ministri, di muoversi impolitica con la spregiudicatezza di un affarista senza scrupoli. Е forse avevano anche qualche ragione. Ma c'era anche il coro meschino di coloro che non avevano mai potuto sopportare un'impresa economica in grado di combinare risultati di notevole efficienza con il perseguimento di un disegno di sviluppo più largo, oltre i confini delle proprietà conosciute e rispettate.                                                               

Unità 7

Achille Campanile

IL CELEBRE SCRITTORE

 

Nella piccola stazione, Floro d'Avenza salì sul direttissimo e prese posto in uno scompartimento affollato. Gli altri viaggiatori guardarono un momento come un intruso quell'uomo inzacche­rato di fango, inzuppato di pioggia, con l'ombrello grondante e i pantaloni rimboccati sulle caviglie, il quale poteva essere scambiato per un placido mercante di campagna. Prese posto in un angolino e socchiuse gli occhi abbagliati dalla lampada dello scompartimento. Gli altri viaggiatori ripresero la conversazione che l'entrata del nuovo venuto aveva brevemente interrotto. Eran di quelli che attaccano discorso in treno e, senza conoscersi, si raccontano vita, morte e miracoli, poi, alle rispettive stazioni, si salutano con molta effusione protestandosi lieti d'aver fatto la reciproca conoscenza, si promettono amicizia eterna, formulano la speranza, anzi il fermo proposito, di rivedersi presto e con più comodo, indi ognuno va per la propria strada e non si rivedono più.

«Io» diceva un signore anziano, continuando un precedente discorso «m'ero fatto di voi un'idea del tutto diversa. Prima cosa, vi immaginavo più vecchio. Sapete, il vostro nome circola da tanto tempo! Chi non è dell'ambiente, quando sente nominare una persona conosciuta crede sempre che essa sia per lo meno del secolo scorso».

«E poi», interloquì una'squillante voce di donna «leggendo un libro ci si fa un po' l'idea di come dev'esserl'autore. Di voi m'ero fatta l'idea di un uomo anziano è grasso. Non immaginavo mai che foste così giovane e d'aspetto così brillante. I vostri romanzi rivelano tanta esperienza di vita, tanta conoscenza dell'anima umana, che danno dell'autore l'idea d'un uomo d'età, quasi d'un filosofo. Ma meglio così. Ora vi ammiro di più».

Floro d'Avenza aprì pian pianino un occhio e senza darsene l'aria guardò incuriosito. Quelle frasi lusinghiere erano rivolte dagli altri viaggiatori a un giovine molto elegante e dall'aria estremamente fine e spirituale.

Chi mai era quel bel giovine così interessante ? Quello scrittore noto, il cui nome circolava da tempo, che scriveva libri pieni d'esperienza? Per quanto si scervellasse, Fioro d'Avenza non riusciva a mettere un nome su quel volto esile di poeta. Vero è сh' egli faceva una vita piuttosto appartata e perciò non conosceva molti scrittori. Ma di parecchi aveva visto la fotografia. E l'immagine dello scrittore seduto davanti a lui non gli risvegliava alcun ricordo. Malgrado l'aria spirituale e intelligente, Floro d'Avenza suppose per un attimo che fosse uno dei mólti dilettanti e geni in incognito che circolano per il mondo; quelli che mandano agli scrittori illustri un libriccino stampato a loro spese, chiedendo un giudizio. Spesso questi libriccini hanno anche una tavola fuori testo con la fotografia dell' autore, che è di solito un bel tipo di poeta dall'atteggiamento fiero di ribelle inseguitor di sogni e di chimere fuggenti. Tuttavia lì s'era parlato di nome che circolava. Vero è che anche questi geni in incognito hanno una cerchia entro la quale circola il loro nome.                                   

«Io» disse un altro viaggiatore «non sono molto competente di letteratura. Non sono un intenditore. Voi siete uno dei pochi scrittori che ho letto e ora che vi ho conosciuto sento di amarvi ancora di più. Sapete, noi profani ci facciamo l'idea talvolta che uno scrittore sia un tipo da tavolino, scontroso. Voi invece siete una vivente smentita di questa idea. Avete tra l'altro un aspetto di sportivo».

«Lo sono», disse il giovane e, quanto pareva, illustre scrittore, passandosi tra i capelli una mano su cui scintillava uno splendido brillante «quando m'alzo dal tavolino salto a cavallo. Faccio il canottaggio. Volo».

Possibile, pensava intanto Fioro d'Avenza, che costui, se è davvero un illustre scrittore non mi conosca? Almeno attraverso le fotografie pubblicate dai giornali.                      

Vero è che da molti anni egli si ostinava a pubblicare sempre la stessa propria immagine a venticinque anni, che era leggermente diversa da ora che ne aveva cinquanta. Ma possibile che fosse tanto mutato?

Intanto il giovine poeta continuava a sciorinare aforismi e pensieri arguti riscotendo il più gran successo da parte di quel pubblico di facile contentatura. Era un fuoco di fila di spirito­saggini, molte delle quali da anni note a Floro d'Avenza. Poi il giovine elegante s'accinse a scendere mormorando:

«Sono arrivato al mio eremo».                                         

«Avete qui la vostra casa? » gli fu chiesto.

«Un castello» fece egli, con noncuranza di gran signore «dove passo qualche mese ogni anno, quando ho bisogno di solitudine».

Gli fu chiesto ed egli concesse di buon grado qualche aufografo. Poi egli baciò galantemente la mano alle signore, salutò tutti con incantevole affabilità e saltò giù dal treno mentre questo si fermava a una stazioncina di campagna. Tutti s'affollarono al finestrino salutando.

«Non avrei mai immaginato» fece una signora quando furono tornati a sedere e il treno si fu mosso «di conoscere stasera in viaggio Floro d'Avenza».

Floro d'Avenza sussultò. Possibile? Quel tale s'era spacciato per lui. Ed egli che non se n'era accorto. Quei bravi viaggiatori credevano d'aver parlato con lui, avevano detto per lui tutti quei complimenti ed egli era là in un angolo, e nessuno immaginava chi fosse.               

Ebbe l'impulso di smascherare l'impostore, di dire: Fioro d'Avenza sono io! Aspettò che gli si fosse calmata l'agitazione dovuta alla inaspettata rivelazione, proponendosi di metter le cose a posto con calma, possibilmente сon una pacata ironia. Si sarebbe divertito alla sorpresa dei circostanti, avrebbe giocato con essi come il gatto col topo, avrebbe assaporato una specie di rivincita. Per prima cosa cercò in tasca una carta di riconoscimento.

«Be' », fece un viaggiatore che finora aveva taciuto «vi dirò una cosa: io lo trovavo simpatico come scrittore, ma adesso che l'ho conosciuto mi è diventato anche come uomo».

«Anche a me è riuscito molto simpatico» disse una signorina «e voglio leggere i suoi libri».

Floro d'Avenza aveva trovato il documento. Col petto gonfio d'emozione, data la sua naturai timidezza, si preparò a fare il colpo di scena? Avrebbe detto: «Scusate, signori, se mi permetto d'interloquire nei vostri discorsi, ma sento che parlate di me». «Come sarebbe a dire? » gli avrebbero domandato. «Ma sì, ecco, guardate, è uria tessera con fotografia». No, questo era panale. Avrebbe detto: «Dunquet signori, voi mi trovate simpatico adesso...» No. Avevatrovatp. Avrebbe detto: «Mi duole di portare una nota stonata in questo coro di lodi per Floro d'Avenza, ma io non la penso come voi: Floro d'Avenza è mio intimo amico...» I suoi pensieri furono interrotti dalla conversazione che si riaccese.

«Che persona simpatica!» disse un viaggiatore.

«E come è brillante e spigliato!» fece una signora.

«Seducente» osservò un altro.

Floro d'Avenza aprì la bocca per smascherare l'impostore assente e convogliare verso sé quel fiume di miele.

«E come è spiritoso!» fece un tale. «Inesauribile addirittura».

Chi può immaginare che Floro d'Avenza sia io? pensò Floro pregustando le gioie della sorpresa.                             

Già. Chi poteva immaginarlo? Chi poteva immaginare il famoso scrittore in quell'uomo triste e taciturno che se ne stava nell'angolo dello scompartimento?

Floro d'Avenza guardò quella schiera di persone entusiaste di un lui che non era lui. Pensò alla propria aria pensierosa e triste; alla propria timidezza; alla giornata faticosa che gì'imprimeva sul volto i segni della stanchezza; rivide col pensiero l'altro, spigliato, spiritoso, giovane, elegante, seducente; pensò ai capelli ondulati e lucidi di lui, alla camicia di seta, al castello. Ora i compagni di viaggio immaginavano un Floro d'Avenza nei saloni grandi e malinconici d'un vecchio castello gentilizio, alle prese con un vecchio e bianco servitore devoto, davanti a una buona bottiglia, a un caminetto crepitante.

Floro d'Avenza pensò che faceva più bella figura come «l'altro». E tacque. Il treno correva nella notte cullando i pensieri, i sogni, le fantasie, i ricordi dei viaggiatori.

Adattato da A.Campanile

ESERCIZI DI VOCABOLARIO

 

1. Imparate le paroli e i nessi di parole:

intruso зд . чужак, непрошенный

inzaccherato di fango весь в грязи

inzuppato di pioggia насквозь промокший

ombrello grondante мокрый зон­тик

pantaloni rimboccati sulle caviglie засученные брюки

raccontare vita, morte e miracoli di qd рассказать всю подноготную

 effusione проявление чувств

scambiare una persona per un'altra выдавать себя за другого

senza darsene l'aria на подавая вида

scervellarsi  напряжённо думать

lusinghiero лестный

volto esile хрупкое (нежное) лицо

fare una vita appartata вести уединенную жизнь  

pensiero arguto острая мысль

riscuotere successo иметь успех

spacciarsi per qd выдавать себя (за кого - либо )                   

impostore самозванец

colpo di scena неожиданный эффект

fare un colpo di scena произвести сильное впечатление

seducente неотразимый

inesauribile неисчерпаемый

essere alle prese con qd выяснять отношения с кем-либо

farsi un'idea di qd (di qc) соста­вить себе впечатление о ком-либо (o чем-либо)

2. a ) Con quali parole è descitto il fisico dello scrittore F. d'Avenza?

b) Traducete in italiano usando le parole e i nessi di parole:


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