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I pattiti antifascisti vogliono l'abdicazione del re.



LaDC deve peró tener conto del proprio elettorato.

Gli americani aspettano. Ma la Repubblica è ormai inevitabile

 

La caduta del fascismo, il 25 luglio del 1943, non pone immediata-mente il problema di un mutamento dell'assetto istituzionale italiano: vale a dire di un passaggio dalla Monarchia "alla Repubblica. In un primo momento, anzi, la posizione di Casa Savoia — a dispetto delle sue pesanti compromissioni con il regime mussoliniano — appare perfino rinforzata grazie al ruolo decisivo svolto da Vittorio Emanuele III nell'eliminazione della dittatura. E lo dimostra il fatto che, durante quella notte dopo che l'ultimo giornale radio ha dato, poco prima delle ventitré, la notizia delle dimissioni del "cavalier Benito Mussolini" e della sua sostituzione con il "maresciallo d'Italia Pietro Badoglio", molte migliaia di persone escono per le strade di Roma per raccogliersi sulla piazza del Quirinale, ad applaudire il re (che fa una breve apparizione sul balcone).

La situazione cambia radicalmente un mese e mezzo più tardi. La fuga da Roma dell'intera famiglia reale e di Badoglio, la sera dell'8 settembre, subito dopo l'improvviso annuncio da parte alleata della firma dell'armistizio con gli Stati Uniti e l'Inghilterra (cioè il fatto che coloro che incarnavano la continuità dello Stato, preoccupati unicamente di mettere in salvo se stessi, abbiano abbandonato la capitale, senza lasciare dietro di loro un'autorità capace di rappresentare il potere legittimo e di coordinare la resistenza contro i tedeschi), crea, sia politicamente che emotivamente, un fatto nuovo, che si riflette già nelle prime due riunioni del CLN (il Gomitato di liberazione nazionale, formato dai sei principali partiti antifascisti: Democrazia cristiana, comunisti, socialisti, liberali, Partito d'azione e Partito democra­tico del lavoro): nel corso delle quali i rappresentanti azionisti, sostenuti da una parte dei socialisti, cercano di far approvare dai loro colleghi una dichiarazione di "decadenza della monarchia".

Impostazione che, tuttavia, non prevale, per l'opposizione non solo delle correnti più conservatrici, ma anche della DC e dello stesso PCI (Partito comunista italiano): convinti che una simile dichiarazione, oltre a scontrarsi con l'orientamento degli alleati (in primo luogo degli inglesi), avrebbe superato i limiti di azione da parte di un potere di fatto quale il CLN, e sul piano pratico avrebbe diviso il fronte antifascista, e ridotto la sua capacità di lotta contro i tedeschi.

Quello che in tal modo si sviluppa è un quadro confuso. In tutta l'Italia centrosettentrionale la Resistenza ha come punto di riferimento il CLN, che ha accantonato il problema istituzionale, ma appare, nella grande maggioranza, favorevole ad una solu­zione repubblicana. Mentre nelle regioni meridionali, liberate dagli anglo-americani, esiste un governo monarchico, indebolito però non solo dai poteri molto ridotti che gli vengono riconosciuti dalle autorità occupanti ma anche dalla sua scarsissima rappresen­tatività. Del resto, tutti i partiti antifascisti (anche i più moderati) subordinano ogni progetto di collaborazione governativa all'abdicazione del re che ha contribuito all'ascesa di Mussolini.

Questa situazione di stallo viene sbloccata da due avvenimenti. Il primo dei quali, in ordine di tempo, è l'accordo che alla fine del febbraio del 1944 viene raggiunto tra l'esponente prefascista (e futuro primo presidente della nuova Repubblica) Enrico De Nicola e la Corona. Un compromesso che prevede il ritiro definitivo dalla scena politica (ma non l'abdicazione) di Vittorio Emanuele III nel momento — che appare ormai imminente — della liberazione di Roma, e il trasferimento dei suoi poteri a un "luogotenente del regno" nella persona del figlio Umberto. Il secondo è l'arrivo a Napoli un mese più tardi, esattamente il 27 marzo, dal suo lungo

esilio in Unione Sovietica, del capo del PCI, Ercole Ercoli: vale a dire, Palmiro Togliatti.

Tornato in Italia dopo quasi vent' anni, Togliatti modifica profondamene le precedenti linee direttive del suo partito (e sconvolge l'impostazione generale dei partiti del fronte anti­fascista) con una dichiarazione del 1 aprile 1944, in cui precisa che i comunisti italiani, senza porre alcun' altra condizione, sono pronti a partecipare ad un esecutivo che sia capace di concentrare tutti gli sforzi nella lotta contro il nazismo. Spiazzati da questa iniziativa, tutti gli altri partiti rinunciano alle loro precedenti pregiudiziali. E si giunge, così, il 22 aprile 1944, ad un governo — che, presieduto da Pietro Badoglio, giura nelle mani di Vittorio Emanuele III — composto da tutti e sei i partiti del CLN.

A questa soluzione ha contribuito anche, in maniera de­terminante, il fatto che l'accordo tra De Nicola ed i Savoia, che in un primo momento era rimasto segreto, era stato nel frattempo conosciuto. Esso acquista, tuttavia, carattere pienamente ufficiale solo dopo la liberazione di Roma. Entrati gli alleati nella capitale, nella serata del 4 giugno, Vittorio Emanuele III si mette quindi immediatamente da parte, ed è il luogotenente che, su indicazione dei sei partiti antifascisti, dá l'incarico di formare il nuovo governo a Ivanoe Bonomi, presidente del CLN nazionale. Inoltre, per la prima volta, i ministri, al momento di assumere l'incarico, non giurano più fedeltà alla Corona, ma si impegnano solo ad esercitare le loro funzioni nell'interesse supremo della nazione e a non compiere atti capaci di pregiudicare la piena libertà della scelta popolare sulla questione istituzionale. Né è questa la sola novità di rilievo: perché, come risultato della rottura del precedente equilibrio politico e giuridico, vi è, il 25 giugno, la promulgazione, da parte del governo, di una legge che, attribu­endo ad un'Assemblea costituente il compito di decidere, subito dopo la fine del conflitto, la nuova forma dello Stato, toglie alla monarchia ogni posizione di privilegio.

In tal modo, tutto è rimandato alla liberazione dell'Italia settentrionale: che, contro le previsioni e le aspettative, tarda ancora per quasi un anno. Inoltre neppure il realizzarsi di questo evento — grazie allo sfondamento della "linea gotica" da parte delle divisioni alleate e all'insurrezione partigiana del 25 aprile — produce immediatamente, per quanto riguarda il problema istituzionale, la svolta che molti avevano sperato. Al contrario si apre una fase di lotta politica, per molti aspetti convulsa e perfino drammatica, in cui le dichiarazioni e le mosse scoperte si mischiano alle iniziative riservate e alle pressioni occulte.

Per quanto riguarda lo schieramento politico interno, favorevoli alla Repubblica sono i comunisti, i socialisti, gli azionisti: oltre, naturalmene, al Partito repubblicano, che tuttavia non fa parte del CLN. Contrari, oltre al Partito monarchico (anch'esso, per motivi opposti, estraneo al Comitato di liberazione nazionale) è la maggioranza dei liberali e dei demoproletari. Meno facilmente definibile è, invece, la posizione della De: dato che i suoi dirigenti sono, nella maggioranza, favorevoli ad un cambiamento della forma istituzionale dello Stato, mentre tra i suoi potenziali elettori i monarchici (o coloro che temono la Repubblica come un "salto nel buio") sono decisamente più numerosi.

Questa situazione intema del Partito cattolico contribuisce a spiegare la posizione che il leader democristiano Alcide De Gasperi assume, nei mesi immediatamente successivi alla liberazione (che sono poi quelli decisivi), su due temi fondamen­tali: quello della data delle elezioni e quello del modo in cui va effettuata la scelta istituzionale. De Gasperi ha chiarissimo un punto: che se alcuni cambiamenti devono avvenire, ed in particolare deve esservi un trapasso dalla Monarchia alla Repubblica, è bene che questo processo si sviluppi nella maniera più cauta ed indolore possibile. La sua opinione, fermissima, anche se espressa in maniera solo indiretta, è quindi che è opportuno ritardare le elezioni politiche e, in tutti i casi, farle precedere da quelle amministrative.

La scontro con le sinistre — che, come si è detto, desiderano esattamente il contrario:Nenni ha coniato lo slogan "O la Costituente o il caos" — raggiunge il suo punto culminante nell'estate del 1945. In quel momento alla guida del governo —- formato, sempre.su basi assglutamente paritetiche, dai sei partiti del CLN, sebbene siapalese la loro diversa forza politica — vi è Ferruccio Parri, il partigiano "Maurizio" che ha comandato al Nord il Corpo volontari della libertà e che è uno degli esponenti più prestigiosi del Partito d'azione; mentre De Gasperi è ministro degli esteri, ed è proprio questa posizione a permettere al leader democristiano di muoversi con particolare efficacia.

Mentre i partiti del CLN discutono animatamente ed ormai polemicamente la data delle elezioni, Parri riceve infatti il 24 agosto una visita dell' ambasciatore americano a Roma Alexander Kirk. Kirk lo informa che gli Stati Uniti attendono con ansia che l'Italia dia una prova del proprio ritrovato spirito democratico, organizzando al più presto una consultazione popolare: che non sia però un'elezione politica generale, ma un ampio turno di elezioni locali.

Ma questo loro orientamento è rafforzato dai messaggi che i dirigenti di Washington ricevono da De Gasperi. Due giorni prima della visita di Kirk a Parri, il diplomatico americano si è infatti incontrato con l'ambasciatore italiano negli Stati Uniti, Alberto Tarchiani, in vacanza a Roma. E questi, parlando a nome di De Gasperi, gli ha detto esplicitamente che "il popolo italiano non è sufficientemente preparato o educato ad esprimere il proprio desiderio attraverso delle elezioni politiche nazionali", e che quindi queste "devono essere rimandate, altrimenti ne benefice­ranno solo i comunisti".

L'intervento di Kirk su Parri, nonostante Г enorme peso che in quel momento ha un "consiglio" americano, non risolve tuttavia il problema. Le sinistre, infatti, insistono per elezioni generali a novembre: ma questo slogan, specie nel Centronord, ha una presa notevole sull'opinione pubblica. Ed ecco allora che il 6 settembre Dean Acheson, in quel momento sottosegretario di Stato, invia a Kirk un nuovo messaggio, in cui lo invita ad incontrare nuovamente Parri e a dirgli in maniera più esplicita "che il punto di vista americano è che le elezioni comunali debbano precedere quelle nazionali e debbano cominciare subito". Cinque giorni più tardi, l'11 settembre, Kirk ritorna dunque al Viminale, dove allora aveva sede la presidenza del Consiglio. E Parri, ascoltata quella che ha tutti i caratteri di un'ingiunzione, gli comunica che il giorno successivo ne informerà il Consiglio dei ministri.

Questa riunione ha un carattere meno drammatico di quello che ci si sarebbe potuti attendere: la realtà infatti è che tutti sentono che non è possibile dire di no agli americani, i quali (ed anche questo nessuno lo ignora) hanno potenti alleati interni. Le sinistre mettono quindi agli atti le loro obiezioni, sottolineano il carattere indebito delle pressioni di Washington (Togliatti che non dimentica mai il suo stile piemontese protesta "per gli interventi degli alleati, non giustificati dallo Statuto dell'Italia"), ma accettano di fatto di rinviare alla successiva primavera ogni progetto di consultazione popolare e sottoscrivono il principio che le elezioni locali precedano le politiche.                               

All'inizio del 1946, mentre si avvicina il momento del primo turno delle elezioni amministrative (fissato per il 10 marzo) si pone però anche il problema del modo della decisione istituzionale. A dispetto del decreto luogotenenziale del 26 giugno 1944 — che ha esplicitamente affidato questo compito all'Assemblea costituente — tutti i gruppi moderati ed i monarchici ritengono  che la questione non debba considerarsi chiusa, anzi che sia  possibile sostituire questa scelta assembleare con una scelta popolare.                       

Se, su questo punto, lo scontro, nelle settimane successive, npn assume caratteri particolarmente violenti è perché, anche a sinistra, non sono pochi coloro che, considerando la vittoria della Repubblica una cosa certa, preferiscono che essa appaia a tutti non come il risultato di un patteggiamento politico di vertice, ma come un'espressione diretta della volontà popolare.

Finita la fase preliminare, non rimane, dunque, che attendere il due giugno 1946, il giorno in cui, cioè, 28 milioni di italiani sono chiamati a votare per decidere la composizione dell'Assemblea costituente e la permanenza o meno dei Savoia alla testa dello Stato.                                        

Il quadro politico in cui ci si avvia a questa data è stato determinato, in larga misura, come si è visto, dal prevalere delle tesi moderate. Ciò nonostante, la vittoria della Repubblica appare, a tutti, certa. Troppo vivo infatti è il ricordo dei legami che hanno unito, per oltre vent'anni, i Savoia al fascismo, e troppo deboli ed incolori sono gli uomini che rappresentano la Corona, per dare credito all'ipotesi di un successo monarchico.

È proprio per arrestare questo processo che il Quirinale decide, all'inizio della primavera, di giocare tutto su una mossa a sorpresa:     l'abdicazione di Vittorio Emanuele III, che viene annunciata il 9 maggio 1946.

I calcoli che stanno dietro a questa decisione sono due. Il primo — facilmente intuibile — è di migliorare l'immagine elettorale della Monarchia. Il secondo è più complesso e mira ad alterare la situazione di teorica parità esistita fino ad allora, tra le due soluzioni istituzionali. Attraverso la trasformazione del luogotenente (figura per definizione provvisoria) in un re i consiglieri della Corona contano infatti di dar vita ad un fatto compiuto — l'esistenza di un potere e di una continuità costituzionale legalmente stabiliti—valido non solo dal punto di vista propagandistico, ma anche come elemento capace di pesare  sugli avvenimenti immediatamente successivi.

Sono queste considerazioni che, nel momento in cui viene conosciuta ufficialmente l'abdicazione di Vittorio Emanuele III, creano una situazione di forte tensione all'interno del Consiglio dei ministri, che ha come protagonista Palmiro Togliatti. Il quale ("per una volta", nota nel suo taccuino Pietro Nenni) abbandona la sua abituale posizione di prudenza per sostenere una tesi giuridicamente ineccepibile. Nella primavera del, 1944, spiega infatti il leader comunista, il re non aveva delegato al figlio una parte dei suoi poteri, ma aveva compiuto un atto definitivo ed irreversibile di rinuncia alle proprie prerogative.

E questa rinuncia faceva parte del compromesso raggiunto dopo un lungo negoziato con i partiti antifascisti. Data la natura bilaterale dell'atto, egli non aveva quindi nessun diritto di riassumere ora i propri poteri, sia pure per la sola abdicazione, cambiando in tal modo, unilateralmente, il quadro giuridico fissato due anni prima. Stando così le cose, il governo, dopo aver dichiarato illegale l'abdicazione di Vittorio Emanuele HI, doveva annunciare che De Gasperi aveva assunto le funzioni di capo provvisorio dello Stato.                                              

Nessuno, a cominciare da Togliatti, insiste però su questa impostazione. Uno scontro infatti, potrebbe giovare solo ai monarchici. Mentre la data delle elezioni dista, ormai, meno di quattro settimane.

I primi dati sui risultati del plebiscito istituzionale giungono al ministero dell' interno nella serata di lunedì 3 giugno, e confermano solo in parte le previsioni di una larga "vittoria repubblicana. Anzi, durante la notte, vi è perfino un momento in cui la monarchia si trova in leggero vantaggio. Nella mattina del 4, però, i voti provenienti dal Nord riequilibrano la situazione, e alla fine della giornata la soluzione repubblicana appare quindi sicuramente vittoriosa, con un margine di circa il dieci per cento di voti.

La Corona, e le correnti monarchiche, accettano le prime notizie della sconfitta con distacco, e perfino con eleganza. Mentre il ministro dell' interno, Romita, comunica, il 5, i voti noti fino a quel momento (12 milioni 182 mila per la Repubblica, 10 milioni 362 mila per la Monarchia), De Gasperi ha infatti uh incontro cordiale con Umberto di Savoia: alla fine del quale da ordine al ministro della marina di mettere a disposizione del Quirinale l'incrociatore "Duca degli Abruzzi" per il trasferimento a Lisbona.

Adattato da A. Gambino

Parole e nessi di parole da ricordare:

abdicazione del re — отречение короля от престола

assetto nazionale — государственное устройство

Casa Savoia — Савойская династия

dare le dimissioni — подать в отставку

firma dell'armistizio — подписание перемирия

elezioni politiche — выборы b парламент

elezioni amministrative — выборы в местные органы власти

luogotenente — наместник (короля).

Commenti

Le compromissioni del re non erano dimenticate e come si vedrà nel 1946 la Monarchia ha perso e ha vinto la Repubblica.

La Democrazia cristiana (la DC), partito cattolico borghese, formatosi in Italia dopo la Seconda guerra mondiale, conosciuto anche col nome Partito popolare, oggi non esiste più. Le correnti di questo partito che si era sciolto hanno dato vita a CCD (Centro cristiano democratico) e CDC (Centro dèstra cristiano). Il Partito comunista italiano (PCI) che si era sciolto ha dato vita a due partiti: PDS (Partito democratico della sinistra di tendenze socialdemocrati, come dice la stampa italiana di oggi) e la Rifondazione comunista (il gruppo del PCI che non volle passare alla PDS). Il Partito socialista aveva un patto di unità d'azione con il PCI, ma il patto era denunciato dai socialisti e nel Dopoguerra il leader di questo partito si era compromesso nella ormai nota, detta famigerata, Tangentopoli ed il partito era scomparso dall'arena politica italiana.

Esempi di traduzione delle frasi più difficili

• La posizione di Casa Savoia — a dispetto delle sue pesanti compromissioni con il regime mussoliniano — appare perfino rinforzata grazie al ruolo decisivo svolto da Vittorio Emanuele, III nell'eliminazione della dittatura. Положение Савойской династии, вопреки тому, что она скомпрометировала себя, оказалось даже утвердившимся благодаря решающей роли Виктора Эмануила III при свержении диктатуры.

In tutta l'Italia centrosettentrionale la Resistenza ha come punto di riferimento il CLN che ha accantonato il problema istituzionale, ma appare, nella grande maggioranza, favorevole alla soluzione repubblicana. По всей Центральной и Северной Италии Движение Сопротивления опиралось на КНО,которые не занимались проблемами государственного устройства, но на деле большинство их выступало за республиканское устройство страны.

Mentre nelle regioni meridionali, liberate dagli anglo­americani, esiste un governo monarchico, indebolito però non solo dai poteri molto ridotti... ma anche dalla sua scarsissima rappresentatività. Del resto, tutti i partiti antifascisti (anche i più moderati) subordinano ogni progetto di collaborazione governati-va all'abdicazione del re che ha contribuito all'ascesa di Mussolini. В то же время в Южной Италии, в районах, освобожденных англо-американцами, существует монархическое прави­тельство, не только не обладающее минимумом власти, но и не представительное. К тому же все антифашистские партии (даже самые умеренные), входя в состав прави­тельства, выступают за отречение от престола короля, который способствовал продвижению Муссолини .

Guesta situazione di stallo viene sbloccata da due avveni­menti. Il primo dei quali, in ordine di tempo, è l'accordo che alla fine del febbraio del 1944 viene raggiunto tra l'esponente pre­fascista (e futuro primo presidente della nuova Repubblica) Enrico De Nicola e la Corona. Un compromesso che prevede il ritiro definitivo dalla scena politica (ma non l'abdicazione) di Vittorio Emanuele III nel momento — che appare ormai imminente — della liberazione di Roma, e il trasferimento dei suoi poteri a un "luogotenente del regno" nella persona del figlio Umberto. Il secondo è l'arrivo a Napoli un mese più tardi, esattamente il 27 marzo, dal suo lungo esilio in Unione Sovietica, del capo del PCI Èrcole Èrcoli: vale a dire, Palmiro Togliatti. Эта ситуация была разблокирована благодаря двум событиям в порядке их очередности. Первым было соглашение в конце февраля 1944 года между государственным деятелем до np ихода фашизма к власти (и будущим президентом новой Респуб­лики) ЭнрикоДе Никола и королем. Согласно этому соглаше­нию был достигнут компромисс, предусматривающий окончательный уход с политической сцены (но не отречение от престола) Виктора Эмануила III при освобождении Рима, которое было неизбежным, и переход его полномочий к наместнику в лице сына Умберто. Вторым событием было возвращение в Неаполь месяцем позже, а точнее 27 марта, из долгого пребывания в Советском Союзе руководителя ИКП Эрколе Эрколи, т.е. Пальмиро Тольятти.

• Per quanto riguarda lo schieramento politico interno, favorevoli alla Repubblica sono i comunisti, i socialisti, gli azionisti, oltre al Partito repubblicano, che tuttavia non fa parte del CLN. Contrari, oltre al Partito monarchico (anch'esso, per motivi opposti, estraneo al Comitato di liberazione nazionale) è la maggioranza dei liberali e dei demoproletari. Meno facilmente definibile è, invece, la posizióne della DC: dato che i suoi dirigenti sono, nella maggioranza, favorevoli ad un cambiamento della forma istituzionale dello Stato, mentre tra i suoi potenziali elettori i monarchici (o coloro che temono la Repubblica come un "salto nel buio") sono decisamente più numerosi. Что касается расстановки политических сил внутри страны, за Респуб­лику выступают коммунисты, социалисты, члены Партии действия, а также республиканцы, которые не входят в КНО. Против, кроме Партии монархистов (которые также не входят в Комитеты национального освобождения, но по другим причинам), и большинство либералов и партии демопролетариев. Позицию христианских демократов не так уж легко объяснить. Надо учитывать, что большин­ство их лидеров выступает за смену государственного устройства, однако среди их потенциальных избирателей монархистов (и тех, кто боится Республики, считая ее «прыжком в пропасть») гораздо больше.

Questa situazione interna del Partito cattolico contribuisce a spiegare la posizione che il leader democristiano Alcide De Gasperi assume, nei mesi immediatamente successivi alla Liberazione (che sono poi quelli decisivi), su due temi fondamen­tali: quello della data delle elezioni e quello del modo in cui va effettuata la scelta istituzionale. De Gasperi ha chiarissimo un punto: che se alcuni cambiamenti devono avvenire, ed in particolare deve esservi uh trapasso dalla Monarchia alla Repubblica, è bene che questo processo si sviluppi nella maniera più cauta ed indolore possibile. La sua opinione... è quindi che è opportuno ritardare le elezióni politiche e, in tutti i casi, farle precedere da quelle anministrative. Эта ситуация в Партии католиков позволяет объяснить позицию лидера христи­анских демократов Альчиде Де Гаспери, которую он занимал сразу после Освобождения по двум фундаментальным проблемам: о дате проведения выборов и о том, как должно быть организовано принятие решения о политическом строе. Позиция Де Гаспери по этим двум вопросам ясна: еслидолжны произойти какие-то изменения, и, в особенности, если должен произойти переход от Монархии к Республике, то хорошо, если бы этот процесс прошел как можно более осторожно и безболезненно. Его мнение заключалось в том, чтобы отнести на более поздний срок парламентские выборы и в любом случае до них провести выборы в местные органы власти.                                              

• Lo scontro con le sinistre — che, come si è detto, desiderano esattamente il contrario: Nenni ha coniato lo slogan "O la Costituente o il caos"— raggiunge il suo punto culminante nell'estate del 1945. In quel momento alla guida del governo — formato, sempre su basi assolutamente paritetiche, dai sei partiti del CLN, sebbene sia palese la loro diversa forza politica — vi è Ferruccio Parri, il partigiano "Maurizio" che ha comandato al Nord il Corpo volontari della libertà e che è uno degli esponenti più prestigiosi del Partito d'azione; mentre De Gasperi è ministro degli esteri ed è proprio questa posizione a permettere al leader democristiano di muoversi con particolare efficacia. Столкнове­ния с левыми, которые, как говорилось, стояли как раз на противоположных позициях: Ненни выдвинул лозунг «Либо Учредительное собрание, либо хаос»,достигли своего кульминационного момента летом 1945 года. В то время Ненни был председателем правительства, в основе кото­рого лежал принцип паритета партий в КНО, хотя их политические позиции были явно различными. Там был Ферруччи Парри, партизан «Маурицио», командовавший на севере Корпусом свободы, он был одним из наиболее автори-

тетных представителей Партии действия, в то время как Де Гаспери был министром иностранных дел, и эта его позиция позволила лидеру христианских демократов лидеру быть особенно активным.                       

Mentre i partiti del CLN discutono animatamente ed ormai polemicamente la data delle elezioni, Parri riceve infatti il 24 agosto una visita dell'ambasciatore americano a Roma Alexander Kirk. Kirk lo informa che gli Stati Uniti attendono con ansia che l'Italia dia una prova del proprio ritrovato spirito democratico, organizzando al più presto una consultazione popolare; che non sia però un'elezione politica generale, ma un ampio" turno di elezioni locali. В то время как партии КНО живо обсуждают дату выборов, 24 августа Ферруччо Парри принимает у себя посла США Александера Кирка. Кирк сообщает ему, что Соединенные Штаты с нетерпением ждут, что Италия докажет, что она вернулась к утраченному духу демокра­тии, проведя в самое ближайшее время референдум, и что это будут не выборы в парламент, а несколько туров выборов в местные органы власти.

 • Ma questo loro orientamento è rafforzato dai messaggi che ì dirigenti di Washington ricevono da De Gasperi: Due giorni prima della visita di Kirk a Farri, il diplomatico americano si è infetti incontrato con l'ambasciatore italiano negli Stati Uniti, Alberto Tarchiani, in vacanza a Roma. E questi, parlando a nome di De Gasperi, gli ha detto esplicitamente che "il popolo italiano non è sufficientemente preparato o educato ad esprimere il proprio desiderio attraverso delle elezioni politiche nazionali" e che quindi queste "devono essere rimandate, altrimenti ne beneficeranno solo i comunisti". Ho эта их позиция усилена посланиями, которые американские руководители получают от Де Гаспери. За два дня до визита Кирка к Парри американский дипломат встретился с итальянским послом в США Альберто Таркиани, находившимся я Риме в отпуске. И он от имени Де Гаспери прямо сказал, что "итальянский народ недостаточно подготовлен или воспитан чтобы выражать свою волю посредством парламентских выборов, и поэтому эти выборы нужно отложить, иначе их используют только коммунисты".

L'intervento di Kirk su Parri, nonostante l'enorme peso che in quel momento ha un "consiglio" americano, non risolve tuttavia il problema. Le sinistre, infatti, insistono per elezioni generali a novembre: ma questo slogan, specie nel Centronord, ha una presa ; notevole sull'opinione pubblica. Ed ecco allora che il 6 settembre Dean Acheson, in quel momento sottosegretario di Stato, invia a •Kirk un nuovo messaggio, in cui lo invita ad incontrare nuovamente Parri e a dirgli ih maniera più esplicita "che il punto di vista americano è che le elezioni comunali debbano precedere quelle nazionali e debbano cominciare subito". Cinque giorni più tardi, l'11 settembre, Kirk ritorna dunque al Viminale, dove allora aveva sede la presidenza del Consiglio. E Parri, ascoltata quella che ha tutti i caratteri di un'ingiunzione, gli comunica che il giorno successivo ne informerà il Consiglio dei ministri. Беседа Кирка с Парри, несмотря на огромную важность, которую имел американский "совет", не разрешает основную проблему. Левые настаивают на всеобщих выборах в ноябре. Этот лозунг находит поддержку общественности, особенно в Центральной и Северной Италии. Но вот в сентябре Дин Ачесон, который был тогда заместителем государствен­ного секретаря США, направляет Кирку новое послание, в котором предлагает ему еще раз встретиться с Парри и сказать ему как можно яснее, что, "с американской точки зрения, муниципальные выборы должны пройти до выборов в парламент и должны начаться сейчас. Спустя пять дней, 11 сентября, Кирк возвращается во дворец Виминале, где тогда была резиденция Совета Министров. Парри, выслу­шав слова Кирка, прозвучавшие как приказание, отвечает ему, что на следующий день он об этом проинформирует Совет Министров.

• Questa riunione ha un carattere meno drammatico di quello che ci si sarebbe potuti attendere: la realtà infatti è che tutti sentono che non è possibile dire di no agli americani, i quali (ed anche questo nessuno lo ignora) hanno potenti alleati interni. Le sinistre mettono quindi agli atti le loro obiezioni, sottolineano il carattere indebito delle pressioni di Washington (Tqgliatti che non dimentica mai il suo stile piemontese protesta "per gli interventi degli alleati, non giustificati dallo Statuto dell' Italia"), ma accettano di fatto di rinviare alla successiva primavera ogni progetto di consultazione popolare e sottoscrivono il principio che le elezioni locali precedano le politiche. Это собрание носит менее драматический характер, чем можно было ожидать: действительно нельзя было сказать «нет» американцам (и это понимают все), у них много союзников в Италии. Пред­ставители левых сил высказывают свое мнение и подчер­кивают непристойный характер давления со стороны Вашингтона (Тольятти в свойственном ему пьемонтском стиле протестует против вмешательства союзников, идущего в разрез с Конституцией Италии), однако левые фактически соглашаются с тем, что выборы в местные органы власти должны предшествовать выборам в парла­мент.

Compito

Traducete il testo in russo e confrontate la vostra traduzione con guella riportata sopra.Quale traduzione vi sembra meno riuscita?

 

Unità 4

                                                        Leonardo Sciascia

                                             

UN CONTADINO SULLA LUNA

Lavoravano in fila, a scerpare le erbe dai solchi in cui i germogli del grano erano già alti; tanto alti e di un così intenso verde da far sperare buona l'annata.

La luna, gobba a levante, correva nel cielo di gelido azzurro: spenta, bianca come le nuvole che l'accompagnavano, ma di un bianco più cagliato ed opaco.

Levandosi in piedi per accendere un mozzicone di sigaretta, il capofila guardò la luna e disse: — Un razzo in un occhio te lo abbiamo sputato.          

Si levarono anche gli altri. — A chi? — domandarono.

— Alla luna dico — disse il capofila.

— E che gli dici, alla luna? — domandò Giuseppe che non aveva sentito o, come al solito, non aveva capito.

— Le dico che le abbiamo sputato in un occhio: uno sputo che è un razzo grande quanto quest'albero d'olivo.

— Che cosa è un razzo? — domandò Giuseppe.

Tutti risero. Il capofila disse. — Non ti si può nemmeno domandare se cali dalla luna: che ora anche sulla luna si sa che cosa è un razzo... Un razzo è né più né meno che un aeroplano: ma un aeroplano che vola tanto alto quanto un aeroplano non se lo sogna nemmeno... Sai che cosa è un aeroplano ?

— Li vedo passare — disse Giuseppe — e di notte fanno luce verde e luce rossa, luce verde e luce rossa: ci salutano.

— Sì, proprio te salutano.

— Salutano tutti quelli che stanno in campagna: anche se non ci vedono, sanno che ci siamo; e salutano. Sbuffarono risate.

— Ora un razzo — disse il capofila — è un aeroplano che parte come una palla dal fucile: tu punti una specie di grande fucile, un cannone, sull'occhio della luna; lo vedi l'occhio della luna? lo punti preciso preciso; schiacci il grilletto, il colpo parte: e il razzo va dritto a infilarsi nell' occhio della luna.

— Non ci credo — disse Giuseppe.

— Sei una bestia, e perciò non ci credi: se tu leggessi il giornale...

— Non so leggere.

— E se non sai leggere, fattelo leggere: e credi a me che lo leggo.

— Tu lo leggi, è vero, — disse Giuseppe — ma a me pare una cosa forte assai: non è poi che i giornali dicano sempre la verità... È lontana la luna, è tanto lontana che non esiste nemmeno: come la morte è lontana... Tu vedi un morto su dieci: e non sai còsa è la morte, perché solo quando uno muore sa che cosa è la luna.

— Muori, te ne voli al cielo: e sai che cosa è la luna... Questo vuoi dire ?

— Non lo so, che cosa voglio dire; so che è forte assai; la storia dell'aeroplano che va sulla luna... Non ci posso credere.

— Sei ignorante — disse con disprezzo il capofila.

— Ignorante sì — disse Giuseppe — ma pazzo no: e io dico che se voi credete che si possa tirare a bersaglio sulla luna, siete pazzi.

I compagni cominciavano a divertirsi: sapevano che Giuseppe era ignorante, ma non al punto da non sapere la grande notizia del razzo che era arrivato sulla luna e decisero perciò, tra loro intendendosi con cenni ed occhiate, di armare uno scherzo da riderci su per settimane.

— Senti: tu devi dirci che cosa credi sia la luna — disse uno.

— Che cosa è la luna? — disse Giuseppe — Non ci ho mai pensato... Ma, ecco, dico che è una lampada grande, e sta appesa in cielo per provvidenza: perché ci faccia luce, di notte.    

—E perché certe notti non c'è, anche se il cielo è chiaro chiaro, senza una nuvola? E perché, in questo momento, c'è : ed è giorno fatto, con tanta bella luce di sole?

— E già, — disse Giuseppe — questo è vero; c'è il sole e c'è anche la luna, questo è vero... E va bene, non lo so perché c'è: è tutto un imbroglio, e io non voglio imbrogliarmici dentro a pensare... A pensare certe cose, uno può uscire di senno: c'è, e basta.

— Se sei uomo, devi pensare: se no che differenza passa tra te e il cane, tra te e questo mulo? Avanti, parla: che differenza c'è?

— C'è la differenza — disse Giuseppe — che io sto a scerpare la mala erba per far crescere meglio il grano; e poi quando le spighe sono compiute, faccio mietitura; e trebbio, pulisco il frumento, lo porto al mulino; e poi metto acqua e lievito nella farina, e faccio il pane. Forse che il mulo sa fare il pane?

— Ecco che ci sei arrivato... Ma ora considera i primi uomini che hanno fatto il pane : chi sa quanto ci hanno pensato, quanto tempo c'è voluto per arrivarci... Una generazione appresso all'altra: prima hanno pensato di pestare il frumento, poi di impastare la farina con l'acqua, poi di cuocere la pasta; e alla invenzione del lievito chi sa quanto c'è voluto per arrivarci e chi sa come ci sono arrivati... Pensa al lievito; era tanto difficile da inventare quanto ora ti pare difficile il volo sulla luna... E quante altre cose l'uomo ha inventato: la barca, ed ora è arrivato al piròscafo grande come uri paese ; la ruota, ed ora abbiamo treni e automobili... E l'aeroplano, che ti pare dell'aeroplano? Io sono sicuro che quando a tuo nonno hanno detto che era stato inventato l'aeroplano, ha risposto come rispondi tu per il razzo: non ci credo, avrà detto, non sono tanto pazzo da credere che un uomo possa volare come un uccello.

— Questo è vero: mio nonno non voleva nemmeno credere, mi racconta mio padre, che il treno e l'automobile andassero senza cavalli; era arrivato a pensare che i cavalli che li tiravano non si vedessero per arte magica, che ci fossero i motori non voleva crederlo. 

— E tu sei tale e quale tuo nonno : non vuoi credere ai razzi.

— Ora ci credo — disse Giuseppe.

Tutti gli fecero complimenti, si rallegrarono con lui: come se gli fosse capitata una fortuna, una vincita al lotto o una eredità. E Giuseppe, senza rendersi conto di che, si sentì contento.

La luna — continuarono a spiegargli — è come la terra: è più piccola della terra, ma ugualmente fatta di rocce, di terra buona, di terra da pascolo; e se fa luce è perché il sole la illumina; anche la terrа, a vederla da lontano, dall'alto, quando il sole vi batte fa luce... Più piccola della terra: ma grande quanto basta per contenere 1'Italia intera.

— Così grande è la luna? — domandò meravigliato Giuseppe.

Gli risposero che era anche più grande dell'Italia: e Giuseppe aveva dell'Italia l'idea che può averne il contadino che l'ha misurata, da Agrigento a Ventimiglia, col tempo di viaggio di una tradotta militare.

E gli raccontarono che il razzo era arrivato sulla luna in un tempo più breve di quello che lui aveva impiegato ad arrivare dal distretto di Agrigento al fronte di Ventimiglia (che l'Italia gliel'avevano fatta percorrere per quanto è lunga solo per portarlo a sparare contro i francesi) : e che gli uomini che stavano dentro il razzo erano arrivati freschi e riposati come se avessero fatto una passeggiata; e avevano esplorato la luna, e mandato notizie che la terra era buona, da coltivare a grano e fave, da alterare di aranci e olivi e mandorli; e in minima parte da lasciare per pascolo, ma: pascolo buono. Perciò si preparavano per la luna razzi grandi quanto i piroscafi che vanno in America, e si faceva ingaggio di braccianti con paga buona e assicurazione; e davano un anticipo da lasciare alla famiglia a chi lo chiedeva.

Giuseppe era sbalordito: aveva ormai imboccato la strada della fiducia, e non gli veniva dubbio sulla verità di quanto gli raccontavano.

— E voi siete ancora qui? — domandò, ma senza diffidenza, anzi con un tono che commiserava la mancanza di coraggio degli amici: buoni a lamentarsi della loro miseria e a parlare di razzi, ma senza il coraggio di salire su un razzo e dare un addio alla terra e alla miseria.

—Siamo ancora qui perché non è venuto il momento di partire: ma è questione di giorni, la domanda l'abbiamo già fatta, ci.hànno passato la visita medica.

—Io—disse il più anziano con tono di rammarico, per rendere più credibile la cosa — sono stato scartato alla visita: asma bronchiale.                                                                  

— Non avresti dovuto fumare per tre giorni, prima della.visita — disse Giuseppe con convinzione. E poi, con improvviso risentimento—Che razza d'amici siete, però? C'è un buon lavoro, con buona paga, e non mi dite niente...

— È una notizia che non si deve diffondere, se non sai come finisce: faranno tutti domanda, si faranno raccomandare; e noi che siamo i primi diventeremo gli ultimi.                        

— Questo è vero: ma a me potevate dirmelo.

— Hai ragione... Ma del resto, fai in tempo ad essere tra i primi; tu stasera vai dal collocatore comunale, lo impietosisci un poco col racconto dei tuoi guai; e quello ti fa l'ingaggio.

— Non è meglio se mi faccio raccomandare dall'arciprete?

— No, meglio è se al collocatore porti un regalo: una dozzina di uova, o una gallina.

— Due dozzine d'uova — disse Giuseppe, deciso.

Adatatto da L.. Sciascia

ESERCIZI DI VOCABOLARIO

1. Imparate le parole e i nessi di parole:

germogli del grano ростки пшеницы (зерновых)               

grano зерновые                      

grano duro твердые copтa пшеницы                                        

frumento пшеница

segala рожь

buona annata хороший урожай

schiacciare il grilletto нажать на курок

calare dalla luna с луны свалиться

intendersi con cenni ed occhiate понимать друг друга с помо­щью жестов и взглядов

armare uno scherzo придумать шутку

riderci su посмеяться над...  

uscire di senno спятить, потерять рассудок                           

spiga колос

spiga compiuta зрелый колос

fare la mietitura, la trebbiatura жать, молотить зерно

mietitrebbiatrice комбайн

lievito дрожжи

fare il pane печь (выпекать) хлеб

pestare il frumento молотить зерно

essere tale e quale qd быть точь в точь (очень похожим на кого-то)

fare dei complimenti a qd поздрав­лять кого-либо, делать ком­плименты

rallegrarsi con qd per qc поздрав­лять кого-либо с чем-либо

terra buona плодородная земля

terra vergine целина

terra da pascolo земля под паст­бища

pascolo пастбище

prato луг

coltivare la terra a grano, a fave обрабатывать землю под зер­новые, под бобовые

fava боб

fagioli фасоль

imboccare la strada della fiducia поверить, начать верить

essere scartato alla visita militare не пройти по здоровью, не быть допущенным медкомиссией

fare in tempo сделать вовремя, успеть

 

2. a ) Trovate dei sinonimi del verbo ingaggiare.

b) Fate due frasi col verbo ingaggiare nel senso di "arruolare, asoldare qd", altre due nel senso di "assumere qd", altre due nel senso di "impegnare", "cominciare qc".

с ) Traducete in italiano, usando il verbo ingaggiare:

начать бой, нанять новый персонал, набрать людей на работу; завербовать людей на службу.

3. а ) Consultate un dizionario italiano e trovate delle locuzioni con la parola luna.

b) Traducete in russo:

1. Questi giovani sposi sono in luna di miele. — 2. È molto distratto, è sempre sulla luna. — 3. È una persona lunatica. —

4. Ti facciamo vedere la luna nel pozzo. — 5. Che ti prende? Sei di luna storta? -6. Oggi è di luna storta. È di buona (di cattiva) luna. Ha la luna di traverso.— 7. È possibile che non lo sai an­cora? Vieni proprio dal mondo della luna.

4. Traducete in italiano:                                                   

земельная собственность, земельное владение, земельная реформа; феодальные отношения; землевладелец; зе­мельный участок; арендовать землю; индивидуальное хо­зяйство; имение.

5. a) Come si traduce in russo il verbo raccogliere: raccogliere i pezzi di carta caduti per terra, raccogliere la parola, raccogliere il grano.

b) Quali sono i sinonimi del verbo raccogliere? с ) Traducete in italiano :

1. Завтра собирается Национальный Совет Федерации сельскохозяйственных рабочих. 2. Мой друг собирает завтра у себя дома школьных товарищей. 3. Подбери бумажки с пола. 4. Вчера мы собирали в лесу грибы и ягоды. 5.Мой отец собирал яблоки в своем саду. 6. Мы собрали немного денег и решили поехать летом на Кавказ.

6. Accanto ai seguenti aggettivi mettete un sostantivo:

iracondo, adirato, arrabbiato, brutale, cattivo, pallido, smunto, gravido, compatto, pesto, immobile, gelido, cagliato, opaco, ignorante, ignaro.                                                      

 

7. Traducete in italiano :

занять необрабатываемые или плохо обрабатываемые земли, арендная плата, помещичьи земли, частное хозяй­ство, коллективное хозяйство, брать землю в аренду; уве­личить доходы в десять раз, выручить деньги за зерно, сдавать зерно государству, оказать плохой прием, гневные слова, сердитый взгляд, злой человек, грубое слово, твердый характер.

8. Ritenete i seguenti termini :

coltivatori diretti мелкие землевладельцы

lavoratori o salariati agricoli c/x рабочие

mezzadri испольщики            braccianti батраки

mezzadria испольщина            casa colonica крестьянская усадьба

coloni арендаторы земли

9. Tenete a mente:

1. I nomi dei cereali: grano, grano duro, frumento (frumento invernale, frumento primaverile), segala, granoturco, mais, riso, biada, avena, orzo. — 2. 1 nomi delle colture tecniche: cotone,

lino, canapa, patate, barbabietola da zucchero. — 3. I nomi degli agrumi: limoni, mandarini, aranci.


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